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Spook: “Il Covid ci ha messo di fronte l’orrore che abbiamo costruito”. I pensieri della Generazione Z sulla pandemia

17 Novembre 2020

Filippo Romei e Federico Cavazzuti conducono Spook: venerdì 20 novembre, ore 9.45 su Radionova, la chiacchierata con Lindo Ferretti “1953-1999 Affinità-divergenze fra il compagno Giovanni Lindo Ferretti e noi”

Il pezzo sarà lunghino, dovrete spendere un po’ del vostro tempo, ma potrebbe valerne la pena: è la confessione di una generazione.

Martin Heidegger, fondamentale filosofo tedesco, nel suo libro più importante ha scritto una cosa bellissima.
Questa cosa bellissima che ha scritto Heidegger riguarda un sentimento che sta dilagando in tempi di pandemia: l’Angoscia.
Cosa ci succede quando siamo angosciati? Poniamo il caso che tu, lettore, stia provando una fortissima angoscia. Poniamo ora il caso che noi, chi scrive, ti faccia questa domanda: “Cos’hai?”. Entrambi conosciamo già la tua risposta: “Niente”.

È inevitabile, ti guardi intorno, ti senti stupido, stai male eh, ma non sai cos’è. Resti in uno strano limbo di sensazioni che ti svuotano dentro, provi un enorme peso sul petto, magari ti agiti, ma non hai niente, non riesci a spiegarlo, non puoi.

Qui entra in gioco il genio di Heidegger, semplice e profondo: esattamente questo “Niente”, in realtà, è “Tutto”. Ti fa male il mondo, l’andazzo generale ti annichilisce, non riesci a vivere serenamente, non riesci a guardarti intorno senza vedere in mezzo ai tuoi fratelli l’opprimente sguardo di Caino. Quando l’angoscia diventa inevitabile l’unica cosa che provi è una totale repulsione verso ogni aspetto del reale e il cammino verso la depressione si fa sempre più concreto, è li, a due passi.

Noi siamo la Generazione Z (il fatto che sia l’ultima lettera dell’alfabeto ci fa cagare addosso) e una importante sociologa americana sta paragonando il livello di malessere che viviamo ogni giorno, sotto quest’inedita forma del reale iperdigitale, a quello vissuto dalla Lost Generation, per farti capire, quella della prima guerra mondiale. La salute psicologica di milioni di ragazzi è seriamente compromessa, i dati sono allarmanti. Solo ora stiamo iniziando a vedere un problema che per molti è una tragedia.

Prova a immaginare come possiamo sentirci in questo momento: viviamo in una società dove i social network sono fuori controllo, ne siamo dipendenti (chi più chi meno) e stanno letteralmente creando una realtà parallela che condiziona l’agire di miliardi di persone; la pandemia sta stravolgendo qualunque idea di futuro che potevamo esserci fatti oltre che dilaniare i nostri vent’anni costretti in casa, con la paura e i sensi di colpa ogni volta che incontriamo qualcuno; la nostra prospettiva lavorativa si limita quasi esclusivamente al precariato; il cambiamento climatico rischia seriamente (benché la percezione sia diversa) di mutare irrimediabilmente le condizioni di vita della popolazione mondiale da qui a 7 anni; anche semplicemente immaginare di poter avere relazioni stabili con persone a cui vogliamo bene è molto difficile per noi oggi, e questa è forse la cosa più triste.

Il Covid è stata una tragedia, economicamente, a livello sociale, psicologico, tutto.
Ma una crisi può essere anche rivelatrice. Ignorare ciò che sta succedendo, pensando che sia tutta colpa del Covid è sbagliato e pericoloso.

La verità è che il sistema sanitario fatica a reggere perché vittima da anni di tagli agli investimenti a favore delle aziende private e che gli investimenti in ambito farmacologico sono per la maggior parte destinati alla cosmetica perché rende di più; che la didattica a distanza è una merda e che la scuola dovrebbe essere la prima esigenza di qualunque paese civile, invece non abbiamo fatto altro che tagliare, anche qui, lasciando al luogo fondamentale per la formazione di una identità personale e culturale il solo compito di “prepararci al mondo del lavoro” (come se ci fosse un mondo diverso); che non si è mai veramente ascoltato il dolore di una parte della popolazione; che la camorra e il neofascismo sono problemi enormi ma che questo disagio l’hanno colto meglio dello stato che ha preservato gli interessi delle classi più agiate lasciando sprofondare padri, madri e figli nell’abisso dell’ignoranza; che di imprese in difficoltà ce ne erano tante anche prima del Covid, che i poveri son diventati sempre più poveri e i miliardari vedono crescere i loro patrimoni senza che a nessuno venga in mente di tassarli, come se la redistribuzione della ricchezza fosse un utopia; che le fake news che portano al negazionismo e ambienti limititrofi sono pericolose e ancor peggio: la “rappresentazione collettiva della coscienza popolare”, più semplicemente ciò che la gente vuole sentirsi dire perché più facile da comprendere rispetto all’incredibile complessità della situazione; che il cambiamento climatico è in atto, sotto i nostri occhi, è tragico ed ha influenzato il susseguirsi di epidemie che in questi anni hanno attraversato il pianeta (il Covid è una delle tante che ci sono state e che ci saranno); che la cultura è fondamentale, non è un passatempo per radical chic, ma la via d’accesso alla bellezza e alla profondità del mondo, in un mondo in cui la complessità è ridicolizzata in favore di una narrazione riduzionistica e pericolosa, motivo per cui quanto più la cultura diventerà parte integrante della società più possibilità avremo di compiere davvero la rivoluzione di cui abbiamo bisogno; che l’andamento demografico prospetta la catastrofe, che abbiamo bisogno dell’immigrazione e che sarà necessario investire davvero su giovani e immigrati se non vogliamo sprofondare come Europa.

La verità è che abbiamo sbagliato tutto e che se vogliamo evolverci come specie dobbiamo cambiare tutto. Un cambiamento epocale che possa delineare il mondo del futuro. Una rivoluzione europea, perché da soli non si va da nessuna parte, dove dobbiamo semplicemente osservare, capire e poi votare.

La verità è che il Covid ci ha messo di fronte l’orrore che abbiamo costruito, ma soprattutto ci ha mostrato come non continuare, come la normalità è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.

A proposito di cambiamenti Giovanni Lindo (che potrete sentire presto su Radionova) diceva questa cosa qui:
“Certo le circostanze
Non sono favorevoli
E quando mai?
Bisognerebbe
Bisognerebbe niente…
Bisogna quello che è
Bisogna il presente”

Tutto vero. La cosa bellissima è che il presente, però, si può cambiare: non possiamo tornare indietro, ma possiamo far sì che quello che verrà dopo sia più giusto di quello che c’è, e possiamo farlo ora. Sarà difficile, ma non c’è altra soluzione. Possiamo scegliere tra la catastrofe e la rivoluzione, non ci sembra una scelta così difficile…

Te la spieghiamo nel modo più semplice possibile. Immagina di star giocando a Monopoli. Il Monopoli ha le sue regole e tutti giocano seguendo queste regole. In questo momento, con le regole classiche, ci sono 3 giocatori in Italia che hanno costruito su Parco della vittoria. La cosa non sembra strana, la gente ricca è sempre esistita, anche a monopoli. La cosa strana (tragica) è questa: 3 persone hanno tanti soldi quanto gli altri 6’000’000 di giocatori che hanno potuto costruire su Vicolo Corto. 3 miliardari posseggono la stessa quantità di denaro di 6’000’000 di anime, con 6’000’000 di storie diverse, con una famiglia alle spalle, con dei sogni, delle aspirazioni e nessuno che abbia il coraggio di difenderle, di mettere la parola fine a questo orrore e riscrivere una favola nuova, quantomeno una favola più giusta.

Da sottolineare che, metafora del monopoli a parte, quelli citati son dati reali e concreti. Il perché nessuno prenda la cosa sul serio ci sfugge. Ora, per le ultime righe di questo strazio ti chiediamo l’ultima cosa: prendili tu sul serio questi numeri, cerca di capire che siamo tutti sulla stessa barca, che qualunque siano i nostri interessi, le nostre bandiere e le nostre vite dipendiamo tutti da come si scrivono le regole del gioco. Aiutaci anche tu. Cerca di guardare al di la del tuo giardino. Il ‘900 è finito. Ora deve iniziare una nuova epoca, qualcosa di reale, concreto, grazie a dio: un’utopia

 

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