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Son House: Forever On My Mind

16 Aprile 2022

La musica è l’arte più popolare e più vicina all’uomo. Tecnologia e social sono fonti  inesauribili per la sua diffusione. Soggettive sono invece le scelte, che spesso nascono anche casualmente. Come è successo al sottoscritto. Verso la fine dgli anni 70 cercavo di sbancare il lunario facendo il Dj nelle discoteche e nei villaggi turistici.

Andavo per suonare ma spesso venivo suonato,perchè non mi pagavano oppure mi pagavano poco. La Disco Music imperava alla grande, il suo battere a quattro era diventato una ossessione. Fu proprio tra un trenino alla Meu Amigo Charlie Brown ed un pezzone del mitico Barry White che ebbi un’apparizione.

Più che un’apparizione ,una voce. Una voce che diventava sempre più insistente. Era quella di un ospite della struttura che da due giorni mi tampinava affinché ascoltassi una sua musicassetta. Averlo assecondato è stato illuminante. Quel nastro mi ha aperto un mondo, che fino a quel dì conoscevo solo marginalmente.Il Blues cominciò a far parte della mia vita.

Il grido di un popolo che cantava il dolore e la miseria.La spinta energica e coraggiosa per spezzare le catene ignobili della schiavitù. Nel Sud nascevano i primi cantautori che, con chitarre fatiscenti, suonavano nei più malfamati Juke Joint. Li chiamavano Barrelhouse. Bettole in Italiano. Per cachet qualche dollaro oppure una bottiglia di vecchio Bourbon. I nomi sono stati tanti. Tra tutti Skip James,Robert Johnson e Son House. Autori che hanno dato un notevole impulso allo sviluppo del Blues ed influenzato molti musicisti moderni.

Dei tre, Son House è stato quello che ha vissuto di più.Una figura di rilievo nel panorama del Delta Blues. Una carriera con alti e bassi a causa anche dei suoi numerosi trasferimenti. A Rochester stava per appendere la sua chitarra al chiodo. Dick Waterman, forte del materiale che aveva in mano,lo convinse a rientrare. Da li tutta una serie di incisioni ed esibizioni live. E’ proprio da Dick Waterman che Dan Auerbach, chitarrista dei Black Keys,compra una serie di registrazioni. Forever on My Mind fa parte di questo materiale. Un concerto che Son House tenne nel 1964 presso il Wabash College di Crowfordsville in Indiana. Un disco storico che contiene alcuni brani del suo repertorio mentre la canzone che da il titolo all’album è un inedito assoluto.

Pezzi di una semplicità disarmante che ci riportano indietro di 60 anni. Nastri restaurati con abilità e perizia. Un vero One Man Band,solo chitarra e voce e niente orpelli vari. Sette tracce  in grado di incantare. Tra queste anche la famosa Death Letter. Il brano del suo repertorio che in molti hanno suonato, anche in tempi non sospetti.Famosa la versione dei White Stripes di Jack White. Se si ama il Blues, quello vero, non si può non possedere questo disco. Un grazie sincero va a Dan Auerbach, per il coraggio e l’intraprendenza che ha avuto nel mettere sul mercato questo lavoro. Son House per la sua storia, meritava questo riconoscimento. In fondo credo che alla base di tutto ci sia sempre il grande amore per quello che si fa e la voglia di continuare per andare avanti.


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