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Rock Time del 09 Aprile 2023

9 Aprile 2023

Puntata del 09/04/2023

Playlist:

ArtistaTitoloAlbumAnno
Ray CharlesWhat’d I SayThe Birth Of Soul1959
SupremesNothing But Heartaches (alternate version)More Hits by The Supremes1965
Four TopsIt’s The Same Old SongSecond Album1965
Smokey Robinson & The MiraclesI Second That EmotionGreatest Hits II1967
Jimmy HughesIt Ain’t What You GotWhy Not Tonight1968
Toussaint McCallNothing Takes The Place Of YouTake Me To The River: A Southern Soul Story 1961-19771967
Etta JamesTell MamaTell Mama1968
Arthur ConleySweet Soul MusicSweet Soul Music1967
Otis ReddingYou Left The Water RunningDreams To Remember – The Otis Redding Anthology1976
Isley BrothersIt’s Your ThingIt’s Your Thing1969
Candi StatonEvidenceI’m Just A Prisoner1970
Doris DukeTo The Other Woman (I’m the Other Woman)I’m A Loser1970
Dobie GrayDrift AwayDrift Away1973
Sharon Jones & The Dap-KingsThe Game Gets OldI Learned The Hard Way2010
Black PumasColorsBlack Pumas2019

Buona domenica, è Pasqua e oggi Rock Time sarà dedicato alla musica dell’anima, la musica soul.

La copertina spetta a quello che è considerato il primo brano soul della storia, What’d I Say di Ray Charles, nato quasi per caso perché dopo la fine di un  concerto, era rimasto ancora del tempo da occupare e Ray iniziò a improvvisare un tema che ebbe un’accoglienza così entusiastica da parte del pubblico, che si decise ad inciderla.

La soul music ovviamente non è nata così improvvisamente, ma si è sviluppata nel corso degli anni 50/60 partendo dal r&b e dal gospel, virando pian piano da un retroterra religioso ad uno profano.

Ray Charles è stato sicuramente uno dei catalizzatori di questo cambiamento, ma non è stato certamente il solo, gli fanno buona compagnia artisti come Sam Cooke, James Brown, Jackie Wilson, e poi Aretha Franklin, Otis Redding, Wilson Pickett e tanti altri.

50 minuti di trasmissione possono solo intaccare la superficie di un genere musicale, e questa puntata vuole solo fare una veloce carrellata più o meno cronologica, partendo dai primi anni 60 fino al 2019, per ricordare che, sebbene gli anni 60 e 70 costituiscano senza dubbio l’età dell’oro della soul music, il genere continua ad essere frequentato e mantenuto vivo e vegeto anche ai giorni nostri, sebbene sia ormai, purtroppo, ridotto ad un genere di nicchia.

La prima parte della puntata presenta 3 classici della Motown, la prima etichetta discografica a rendere il soul un genere di massa, portando i propri artisti, a partire dalle Supremes, sulla vetta delle classifiche di vendita.

Del trio guidato da Diana Ross vi faccio ascoltare però un pezzo atipico, dato che “Nothing but heartaches” è stato il primo singolo a fallire l’assalto al n.1 della classifica pop degli US dopo una serie di ben 5 brani arrivati in vetta consecutivamente.

Seguono “It’s the same old song” dei Four Tops e “I second that emotion” di Smokey Robinson & The Miracles, e ascoltando in sequenza queste 3 canzoni penso possiate cogliere qual è il loro tratto comune, a parte la classe innegabile degli interpreti, ovvero l’inconfondibile  “Motown Sound”.

Su quasi tutti i pezzi Motown dal 1959 al 1972 suonarono un gruppo variegato di musicisti, riuniti sotto il nome “Funk Brothers”. Non c’è certezza su quanti siano stati questi musicisti, dato che all’epoca alla Motown non si usava elencare nei dischi il nome dei musicisti.  Ma una cosa è sicura, i Funk Brothers sono stati uno dei gruppi di più grande successo della storia, legando il loro nome a più di 50 canzoni arrivate al n.1 della classifica pop di Billboard.

Su Youtube potete trovare uno splendido documentario sulla storia dei Funk Brothers, “Standing in the shadows of Motown” (https://www.youtube.com/watch?v=cm7xt4Gzsdc)

Se la Motown rappresentava il soul ‘metropolitano’ e più pop, la Atlantic si fece rappresentante del soul più periferico, quello del Sud degli States.

La Atlantic spesso si avvalse di artisti da etichette più piccole, come la Stax/Volt, e portò molti suoi cantanti a registrare presso gli studi della Fame Records, a Muscle Shoals, Alabama, elevando questi nomi a classici presso gli appassionati del genere Soul

Per molti nomi che raggiunsero la fama e il successo, ci furono molti più interpreti pure validissimi che per un motivo o l’altro non ce la fecero, due esempi di questi ultimi sono Jimmy Hughes e Toussaint McCall, ingiustamente sconosciuti ai più, come potete ascoltare.

Una curiosità su “Tell Mama” di Etta James, uno dei classici riconosciuti del soul:  l’originale dell’autore, Clarence Carter, si intitola “Tell Daddy” ed è praticamente identica, suonata tra l’altro dagli stessi musicisti, ma non la conosce quasi nessuno, se volete togliervi la curiosità  eccola.

Sharon Jones è stata una delle migliori soul singer degli anni 2000, morta purtroppo a soli 60 anni dopo una lunga battaglia contro un cancro al pancreas.

Scoperta molto tardi, il suo primo album è del 2002, fino alla morte è stata la leader dei Dap-Kings, la house band della Daptone Records, una delle etichette discografiche che ha mantenuto alto il nome e la qualità della soul music nel periodo più recente, mettendo sotto contratto artisti come Lee Fields, Charles Bradley e Naomi Shelton, tra gli altri.

I Black Pumas sono uno dei gruppi più interessanti della “new-wave” soul degli anni 2000, mischiano soul e avanguardia e sono stati tra i candidati al Grammy 2020 come “best new artist” .

E oggi per il soul è tutto.

Vi ricordo che sul sito di Radio Nova sono presenti i podcast di tutte le puntate di Rock Time, se volete riascoltarle o le avete perse.

Un saluto da Lorenzo Comastri, vi ricordo l’appuntamento a domenica prossima e … che il soul sia sempre con voi!

LC


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