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Rock Time del 25 Giugno 2023

25 Giugno 2023

Playlist:

ArtistaTitoloAlbumAnno
John HiattYou Must go (live)Sigma Studio 19962015
Wallflowers6th Avenue HeartacheBringing Down The Horse1996
Gin BlossomsAllison RoadNew Miserable Experience1992
Go-BetweensLove Goes On16 Lovers Lane1988
PretendersStop Your SobbingPretenders1979
RubinoosI Never Thought It Would HappenThe Rubinoos1977
Big StarFeel#1 Record1972
BanglesGoing Down To LiverpoolAll Over The Place1984
Go-Go’sOur Lips Are SealedBeauty And The Beat1981
Cindy LauperMoney Changes EverythingShe’s So Unusual1983
Danny WilsonMary’s PrayerMeet Danny Wilson1987
CureFriday I’m In LoveWish1992
CarsJust What I NeededThe Cars1978
Nick LoweCruel To Be KindLabour Of Lust1979

Benvenuti a Rock Time!

John Hiatt è uno dei più grandi compositori rock degli ultimi 50 anni.

Ha iniziato nei primi anni 70, ma il successo, di critica e anche di pubblico, è arrivato nel 1987 con ‘Bring The Family’, album realizzato con l’aiuto di amici come Ry Cooder, Nick Lowe e Jim Keltner.

Da allora fino ad oggi è stato un susseguirsi di grandissimi dischi (Slow Turning, Perfectly Good Guitar, Crossing Muddy Waters) e altri lavori qualitativamente sempre ad ottimi livelli

La versione live di “You must go” è stata registrata ai Sigma Sound Studio di Philadelphia, insieme alle Nashville Queens.

I Walllowers sono stati fondati da Jakob Dylan, figlio di Bob, nel 1990.

Il loro disco migliore è senza dubbio ‘Bringing Down The Horse’ del 1996, da cui vi faccio ascoltare ‘6th Avenue Heartache’ , con Adam Duritz dei Counting Crows ai cori.

I Gin Blossoms si sono formati a Tempe nel 1987, e per 10 anni hanno sfornato ottimi dischi di rock alternativo, contribuendo a plasmare il tipico suono alternativo del college rock degli anni ’90.

I migliori album sono ‘New miserable experience’ del 1993 e ‘Congratulations I’m sorry’ del 1996

Anche i Go-Betweens si sono formati nel 1987, a Brisbane, ma hanno avuto una carriere decisamente più lunga rispetto ai Gin Blossoms. Le due band hanno sviluppato un suono abbastanza simile, costruito da un mix di pop, rock e folk, con le chitarre in gran evidenza.

La cover di ‘Stop your sobbing’ dei Kinks è stato il singolo di esordio dei Pretenders di Chrissie Hynde, poi contenuto nel loro primo album.

 

Avrete ormai capito che questa puntata ha un filo conduttore, costituito da un rock di matrice pop chitarristica, e anche i Californiani Rubinoos rientrano in questo filone, basta ascoltare la canzone che chiude la prima parte, ‘I never thought it would happen’

La seconda parte continua nel solco del rock chitarristico con i Big Star e ‘Feel’, tratto dal loro primo disco, non a caso intitolato #1 Record.

I Big Star hanno avuto un influenza enorme sul un certo tipo di rock alternativo che si è sviluppato dagli anni 80 in poi. Band come i REM, i Teenage Fanclub, gli stessi Replacements di Paul Westerberg devono moltissimo ai Big Star, e i Replacements hanno anche dedicato una canzone al loro cantante, Alex Chilton.

‘Going down to Liverpool’ è una cover di un pezzo di Katrina & The Waves ed è stato il singolo che ha fatto conoscere le  Bangles, prima del successo planetario di ‘Different light’, lanciato da un’altra cover, quella di ‘Manic Monday’ di Prince.

Se volete ascoltare l’originale di ‘Going down to Liverpool’, questo è il link: https://www.youtube.com/watch?v=MZGwY49TXWs

Le Go-Go’s hanno marcato un momento di rottura nella storia del rock: il loro primo disco, ‘Beauty and the beat’, da cui è tratto ‘Our lips are sealed’ è stato il primo disco  scritto suonato e prodotto tutto in autonomia da una band tutta femminile  ad arrivare al n.1 della classifica pop Americana.

Fino ad allora i gruppi femminili di successo erano sempre stati prodotti da manager esterni.

Anche ‘Money changes everything’ è una cover di un oscuro pezzo dei Brains, portato al successo da Cindy Lauper nel suo ‘She’s so unusual’.

L’originale, se volete un confronto, è questo: https://www.youtube.com/watch?v=xW2lzk5_JWM

‘Mary’s Prayer’ è stato l’unico successo degli scozzesi Danny Wilson, quello che viene definito in inglese un ‘one hit wonder’, e dal 1988 ritorna con regolarità tra i miei ascolti.

‘Friday I’m in love’ invece non ha bisogno di presentazioni, è senz’altro una delle canzoni più conosciute dei Cure.

Robert Smith ebbe l’idea della canzone… un venerdì pomeriggio, pensando al weekend che stava per arrivare. Per il suono e il testo è stata considerata all’inizio come un tradimento dai fans dei Cure più cupi e pessimisti, ed è stata anche ripudiata in seguito dallo stesso Smith.

I Cars di Rick Ocasek sono stati uno dei principali gruppi new wave Americani, ‘Just what I needed’ proviene dal loro primo album ed è una delle poche canzoni non cantate da Ocasek, ma da Ben Orr.

Chiude la puntata uno dei mei brani preferiti in assoluto, ‘Cruel to be kind’ di Nick Lowe.

La canzone ha avuto una storia abbastanza travagliata, è stata registrata quando Lowe faceva ancora parte dei Brinsley Schwarz, poi è stata registrata come b-side del singolo ‘Little Hitler’ tratto dal primo disco di Lowe, Jesus Of Cool.

Finalmente, è stata inserita nel secondo disco di Nick, Labour of Lust, registrato insieme ai Rockpile, ed è questa la versione che vi faccio ascoltare.

Tra l’altro, Cruel to be kind è ispirata ad un brano di Harold Melvin & The Bluenotes, ‘The love I lost’ , dato che all’epoca Lowe amava molto il sound di Philadelphia.

E anche per oggi è tutto.

Vi ricordo che sul sito di Radio Nova sono presenti i podcast di questa e delle puntate precedenti di Rock Time, se volete riascoltarle o le avete perse.

Un saluto da Lorenzo Comastri, ci ritroviamo domenica prossima, che il rock sia sempre con voi!

LC


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