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Ruthie Foster: “Live at the Paramount”

23 Gennaio 2021

Nel Gennaio del 2020 un concerto memorabile diventa un disco dal vivo, che arriva nelle mie mani pochi giorni dopo la sua uscita, esattamente verso la fine di Maggio dello stesso anno. In Primavera inoltrata, con tutte le restrizioni del caso e senza musica live comincio ad essere un po’ sofferente. Metto sul lettore “Live at the Paramount” di Ruthie Foster e dopo le prime note dell’incipit di “Brand New day”mi sento catapultato nello storico e utra-centenario teatro di Austin. Blues, soul, jazz, r&b e gospel amalgamati perfettamente per la goduria delle mie orecchie e per la leggerezza della mia mente. Il tutto messo in risalto dalla splendida voce di Ruthie Foster e dalla Big Band che l’accompagna. La formazione è composta tre coriste e dieci elementi diretti con maestria da John Miller. Completano il quadro gli arrangiamenti di John Beasley che, guarda caso, ha lavorato per Miles Davis, Chaha Khan, Herbie Hancock e All Jarreau.

Ruthie Foster è nata nel 1964 a Gause (Texas) da una famiglia di cantanti gospel (forse questo è un indizio?). Fin da ragazza si divertiva a cantare Mavis Straples e Aretha Franklin. E’ poi entrata a far parte di una piccola band che suonava il Blues nei locali e nei bar in giro per lo Stato del Rio Grande. La sua gran voglia di conoscere e girare il mondo l’ha portata ad arruolarsi in Marina dove, dopo poco tempo, è stata inserita nella Banda Navale. Qui spesso si esibiva per i giovani militari arruolati. Conclusa l’esperienza militare si è trasferita a New York City e grazie alla Atlantic Records, ha cominciato la sua carriera come musicista professionista. Il suo percorso ha visto l’uscita di ben undici albums e tanti riconoscimenti, tra questi due Blues Music Awards.

Ma torniamo al concerto. Ruthie è in una forma strepitosa la sua voce vibrante e viscerale alza di volta in volta la qualità delle esibizioni nei vari pezzi, a mio parere scelti con grande saggezza. Oltre ad alcuni brani di sua scrittura ci sono cover di Johnny Cash e di Dealney& Bonnie. Ciliegina sulla torta è la versione, cantata in maniera superba, di Mack the Knife: uno standard riletto in maniera molto gradevole tanto da ricordare l’esibizione Ella Fitzgerald. Fermo restando che i pezzi della scaletta (si chiamava così un tempo) sono stati scelti accuratamente, rimane la certezza che la performance di Ruthie con il supporto della Band ha rafforzato la sua esibizione. Insomma “Live at the Paramount” è un disco da non perdere. Ritengo sia un prezioso documento che certifica le convergenze tra le forme musicali occidentali e quelle africane: la musica afroamericana che ancora oggi occupa un posto di rilievo nel panorama mondiale.

Le recensioni di Me&Blues a cura di Gianfranco Piria


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