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Layla Zoe: “Nowhere left to go”

13 Marzo 2021

Blues Rock con garanzia illimitata.

Nel giorno in cui si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale della Donna mi accingo a scrivere la mia prossima recensione. Mettendo da parte alcuni luoghi comuni è giusto che questa rubrica ne parli. Le cantanti Blues che hanno condotto delle vere e proprie battaglie sono state tante. La lotta al razzismo e in tempi più moderni la disparità di genere sono stati sempre riportati nei testi delle varie canzoni e urlati dai palchi di mezzo Mondo. Farne solo un elenco sarebbe troppo riduttivo per tutto quello che hanno fatto e poi il tempo e lo spazio non ce lo consentono. Cito solo due nomi, Billy Holiday e Nina Simone che con le loro lotte hanno rischiato la vita e la galera. Poi ci sono le eroine della vita quotidiana: donne che portano avanti la famiglia, che lavorano e che subiscono in silenzio violenza e che spesso vengono brutalmente assassinate. Poi arriva l’eroina della tua vita, la mamma. La mia era campionessa mondiale di Tiro alla Ranfula; arma bianca tipica calabrese più comunemente conosciuta come pantofola. Anche lei ha fatto le sue battaglie con me quando mi diceva: Ca musica ti menti? E nenti mangi (Con la musica ti metti? E niente mangi) Parole sante le sue. Ma poi “aumma umma” era la mia fan principale. Pagherei qualsiasi cosa per schivare ancora una sua pantofola. Quindi per onorare questa giornata vi parlerò di Layla Zoe e del suo Nowhere left to go. E’ una cantante Blues e Blues Rock, con notevoli influenze Gospel e R&B, che viene da Vancouver. Un talento vero che a sette anni rubava i dischi del padre per ascoltare i Led Zeppelin e Hendrix. Con gli anni, grazie anche ad alcuni studi, ha acquisito quella sicurezza che gli ha permesso di pensare in grande. Così dopo aver vinto un concorso canoro (ma va’) e grazie a tutta una serie ci coincidenze si sposta in Europa dove collabora con Henrik Freishlader, un noto chitarrista Blues che vive in Germania. Ha suonato anche Susan Tedeschi in un programma Gospel. Tornata a Toronto collabora con il compianto Jeff Healey, una istituzione in Canada, e con Sonny Landreth, uno dei più importanti e ricercati chitarristi Slide. I tempi erano maturi per buttarsi e cominciare a fare anche delle proprie cose. Nascono così, fino ad oggi, ben quindici albums: Nowhere left to go è l’ultimo.

Un disco esplosivo dove tutto gira alla perfezione, la stessa successione dei brani sembra studiata a posta per arrivare fino alla fine. Cosa che il sottoscritto ha fatto con piacere. Pry apre il CD e qui Zoe, con la sua voce rauca e potente e con un pezzo poco elaborato quasi scarso musicalmente ma molto intimo, ci mette in guardia su quello che verrà dopo. Così mentre cerchi di stare sulle tue e non vuoi ammettere di provare i primi sintomi di coinvolgimento, Nowhere left to go, il brano che da il titolo all’album, non lascia scampo. Un vero Rock Blues che insieme a Don’t wanna help anyone non lasciano alcun dubbio sulla loro matrice Led Zeppeliana. Sometimes we fight e Susan sono invece due Slow che ci confermano, senza alcuna titubanza, che il Blues è il suo vero e primo amore.

Layla Zoe ha creato insieme al suo gruppo un lavoro che lascerà il segno, grazie anche alla collaborazione di un personaggio come la cantante e chitarrista texana Jackie Venson. Mentre Guy Smeets con la sua Lead Guitar è stato un grande riuscendo a creare una vera alchimia tra il suo suono e la voce della Zoe. Lo si può notare nelle ballate Blues Rock presenti nel disco. Might need to fly è la mia preferita, un brano vibrante che mette il suggello sulla bellezza di Nowhere Left to Go. A buon rendere Layla…

Gianfranco Piria per la rubrica Me & Blues

 


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