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Rock Time del 26 Marzo 2023

26 Marzo 2023

Puntata del 26/03/2023

Playlist:

 

ArtistaTitoloAlbumAnno
Gillian WelchRevelator (live)Live At St.Luke’s2004
Gordon LightfootIf You Could Read My MindSit Down Stranger1970
Bywater CallLockedRemain2022
Ryan AdamsBirminghamWednesdays2020
Chris StapletonWhen The Stars Come OutTraveller2015
James McMurtryLights Of Cheyenne (live)Live In Aught-Three2006
James McMurtryIf It Don’t BleedThe Horses And The Hounds2021
Ian HunterBed Of RosesDefiance, Pt.12023
Sunny WarNo ReasonAnarchist Gospel2023
Natalia M. KingWoman Mind Of My OwnWoman Mind Of My Own2021
Bonny Light HorsemanThe RovingBonny Light Horseman2021

Benvenuti a Rock Time!

La copertina della puntata di oggi è per Gillian Welch e David Rawlings, di cui vi faccio ascoltare una bellissima versione live di Revelator, registrata alla St.Luke’s Church di Londra nel 2004.

Qui questo il video della canzone. In questa esecuzione si può davvero avvertire come, quando c’è il giusto feeling, anche solo due voci e due chitarre possono creare un’atmosfera magica.

Gillian Welch ha realizzato pochi album in una carriera iniziata nel 1996, ma in tutti i suoi lavori la passione per il folk e in generale la musica tradizionale americana (e non solo) è ben evidente, supportata da una sensibilità fuori dal comune.

David Rawlings di contro è un grandissimo chitarrista, e il perfetto accompagnamento per la voce e la chitarra di Gillian.

Seguono due canzoni di artisti Canadesi, un classico come “If you could read my mind” di Gordon Lightfoot e una novità, il secondo album dei Bywater Call, band che, dal suono, sembrerebbe provenire dal Sud degli States piuttosto che da Toronto.

Il loro suono infatti è un mix di soul, blues, gospel  identificato dalla voce potente ma anche colorita di Meghan Parnell.

Chiudono la prima parte due figure importanti del rock Americano del nuovo secolo, Ryan Adams, autore molto prolifico anche se non sempre riesce a mantenere un livello alto nelle sue composizioni, e Chris Stapleton che essersi fatto conoscere per molti anni come compositore per altri grossi nome della scena country, ha sfondato in proprio con “Traveller” del 2015, che ha vinto il Grammy come miglior album country dell’anno.

La seconda parte del programma inizia con un 2×1, dedicato a James McMurtry

Ascoltiamo un pezzo acustico dal vivo, Lights of Cheyenne, ed un estratto dal suo ultimo album “The horses and the hounds”, uno dei migliori dischi del 2021, anzi per quanto possa valere il mio disco preferito di quell’anno.

James, figlio dello scrittore Larry McMurtry, è sicuramente uno dei più grandi cantautori del rock Americano, e ci ha lasciato numerosi dischi che definire classici non è certo un’esagerazione.

A partire dall’esordio prodotto da John Mellencamp, Too Long In The Wasteland del 1989, passando per il successivo Candyland del 1992, Where’d You Hide The Body del 1995, poi It Had To Happen del 1997, Saint Mary Of The Woods del 2002, Childish Things del 2005 per finire col già citato The Horses And The Hounds.

Altro cantautore entrato da ben prima nella storia del rock è sicuramente Ian Hunter, che sta per tagliare il traguardo degli 84 anni.

Esce in Aprile il suo nuovo album, Defiance Part 1, da cui vi faccio ascoltare la grande Bed Of Roses, che già si candida a diventare un classico della sua discografia.

Bed of Roses è una dedica nostalgica e appassionata alla club life degli anni 60 ispirata, come dice lo stesso Ian Hunter, allo Star Club di Amburgo, in cui suonarono tra gli altri I Beatles (citati come Silver Bugs nel testo della canzone) nel 1962.

Sunny War, pseudonimo di Sydney Lyndella Ward, è una cantautrice AfroAmericana che ha fatto uscire da poco il suo 7° album, Anarchist Gospel, il primo per una label di primo livello come la New West, che ha in catalogo tra gli altri dischi di Steve Earle e Jason Isbell.

Anarchist Gospel presenta un intrigante miscela di rock, blues, punk, folk e country come potete intuire dal pezzo che vi faccio ascoltare, No reason.

Decisamente blues è invece ‘Woman mind of my own’, che dà il titolo all’ultimo album di Natalia M. King, che ha deciso di abbracciare questo stile musicale dopo aver visto e ascoltato Skip James nel documentario “The soul of a man” di Wim Wenders in un cinema di Nimes, in Francia.

Bonny Light Horseman è il nome, preso da una famosa canzone tradizionale, che hanno deciso di adottare Anaïs Mitchell, Eric D. Johnson e Josh Kaufman. dopo aver partecipato ad un festival organizzato nel Wisconsin nel 2018 da Justin Vernon dei Bon Iver.

Il primo album omonimo è uscito nel 2020, e doveva rimanere un episodio a sé stante nella carriera dei 3 musicisti, ma visto il successo del progetto, il gruppo ha fatto uscire l’anno scorso un secondo disco, Rolling Golden Holy.

The Roving è uno dei brani migliori del primo album, ed è la rivisitazione in chiave ‘moderna’ di una folk song tradizionale, come la gran parte dei pezzi del disco.

E con questo è tutto anche per oggi, non mi resta che darvi appuntamento a domenica prossima, che il rock sia sempre con voi.

LC


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