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Let it rock n.69: Don’t shoot me, I’m only the piano player. FILE ASCOLTABILI

5 Aprile 2015

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Benvenuti all’episodio 69 di Let it rock.

Questa puntata ‘Pasquale’ è interamente riservata ai pianisti del rock.

Se chitarra elettrica, basso e batteria sono strumenti relativamente ‘giovani’, anche se le origini della batteria risalgono alla seconda metà dell’800, il pianoforte ha una storia decisamente più lunga: il primo modello di pianoforte risale infatti al 1688.

Questa settimana però ci concentriamo sull’uso del piano dal 1950 in poi, a partire da Jerry Lee Lewis, uno dei ‘padri fondatori del rock’n’roll, esploso nel 1957 con ‘Whole lotta shakin’ goin’ on’, ‘Great balls of fire’ e ‘Breathless’ che è il pezzo che vi propongo. Lo stile selvaggio e ribelle nell’esibirsi al piano sia in studio sia soprattutto dal vivo gli valsero il soprannome di ‘The killer’,

La somma maestria nella scrittura, nell’esecuzione e nel canto hanno invece contribuito al soprannome di ‘The genius’ per l’immenso Ray Charles. ‘What’d I say’ è considerato il primo pezzo ‘soul’ della storia, e solo questo basterebbe per rendere immortale la figura del cantante cieco di Albany. Come molti altri capolavori, sembra sia ‘nata’ per caso da un’improvvisazione alla fine di un concerto nel 1958: l’ottima reazione del pubblico convinse Ray a realizzare una versione in studio, divisa in due parti vista la durata.

Noi ce l’ascoltiamo tutta intera come degna conclusione della puntata.

L’inizio tocca invece a Bill Payne, pianista dei Little Feat, che ascoltiamo in una versione live di ‘Oh Atlanta’, contenuta in ‘Waiting for Columbus’.

A proposito di soprannomi, quello di ‘The professor’ affibbiato a Roy Bittan pare sia nato dal fatto che al momento dell’entrata di Bittan nella E Street Band egli fosse l’unico ad avere un diploma. Roy sostituì David Sancious prima dell’uscita di Born to run e contribuì in maniera determinante al cambio di suono del gruppo rispetto ai primi due album. Lo ascoltiamo in una versione ‘alternata’ di ‘Racing in the street’ che si può trovare in ‘The promise’, la raccolta di outtakes di ‘Darkness on the edge of town’ uscita nel 2010.

Roy Bittan, oltre al suo lavoro a fianco di Bruce Springsteen, ha suonato in moltissimi altri album, tra cui cito ‘Bat out of hell’ di Meat Loaf e ‘Making movies’ dei Dire Straits.

Chuck Leavell ha suonato per la Allman Brothers Band dal 1973 al 1976, ed ha accompagnato spessissimo i Rolling Stones sia in studio sia in concerto, uno dei suoi brani più famosi è certamente ‘Jessica’, da ‘Brothers and Sisters’ della ABB.

Altro pianista spesso utilizzato dai Rolling Stones, soprattutto nei brani più ‘lenti’, è stato Nicky Hopkins. Hopkins ha collaborato con gli Stones fino a ‘Tattoo you’ del 1981, ma ha lavorato anche con QuickSilver Messenger Service, Kinks, Who, Beatles, Steve Miller Band e molti altri. Noi lo ascoltiamo in una delle sue migliori prove pianistiche, ‘Loving cup’, splendido pezzo di ‘Exile on main street’.

Anche Jeff Labes è famoso soprattutto per aver suonato su ‘Astral Weeks’ e ‘Moondance’ di Van Morrison, dando un contributo essenziale alle atmosfere jazz di questi due capolavori: noi lo ascoltiamo proprio nella versione originale di ‘Moondance’.

Gli ultimi 3 pianisti di questa puntata sono invece artisti che si sono fatti un nome ‘in proprio’ come cantanti oltre che come ottimi virtuosi dello strumento.

Billy Joel è uno dei cantautori e pianisti più famosi del mondo, con decine e decine di brani di successo, anche se non incide materiale nuovo dal 1993. Vi propongo uno dei suoi cavalli di battaglia, ‘New York State Of Mind’, contenuta nell’album ‘Turnstiles’ del 1976.

Ancora più famoso di Billy Joel è probabilmente Elton John, che invece continua a realizzare dischi anche di ottima qualità, compreso l’ultimo ‘The diving board’ del 2013. Non c’è molto da dire su Sir Reginald Dwight che non si sappia già, per cui vi invito solo ad ascoltare ‘Tiny dancer’, uno dei suoi brani più belli.

Mac Rebennack, meglio conosciuto come Dr John, è uno degli ambasciatori del suono di New Orleans nel mondo: i suoi album a partire da Gris-Gris del 1968 fino a Locked Down del 2012, sia pure tra molti alti e bassi, sono quasi tutti intrisi dei ritmi ‘voodoo’ tipici della Louisiana. Vi propongo una sua versione del classico ‘Saint James Infirmary Blues’ contenuta in ‘N’Awlinz:Dis, dat or D’Udda’ del 2004.

Buon ascolto e Buona Pasqua a tutti!

Playlist:

Little Feat – Oh Atlanta (live)

Bruce Springsteen – Racing in the street (’78 version)

Allman Brothers Band – Jessica

Rolling Stones – Loving cup

Billy Joel – New York State Of Mind

Elton John – Tiny Dancer

Dr John – St James Infirmary

Van Morrison – Moondance

Jerry Lee Lewis – Breathless

Ray Charles – What’d I say

 

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