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Ci sono sette meraviglie reggiane tra le case e gli studi di emiliani illustri

REGGIO EMILIA. Casa Cervi non può mancare, così come la casa natale di Lazzaro Spallanzani. Antonio Ligabue? La sua casa museo è il fiore all’occhiello dell’arte naïf emiliano-romagnola, in un percorso che non dimentica il genio di Bruno Roversi, né trascura l’opera del compianto Angelo Davoli. Per quanto riguarda invece la letteratura, a Reggio c’è il Mauriziano. Sono le prime sette meraviglie reggiane incluse nella nuova legge regionale sulle “Case e studi degli illustri dell’Emilia-Romagna”: case museo, studi e archivi di artisti, cineasti, collezionisti, letterati, musicisti, personaggi storici, scienziati e inventori vissuti prevalentemente tra l’Ottocento e il Duemila.Un lungo elenco di 90 luoghi, in Emilia-Romagna, fra i quali anche i sette reggiani, identificati da un logo condiviso, che con la nuova normativa rientrano in un programma di interventi di sostegno mirati alla conservazione e alla promozione di questo particolare ambito del patrimonio culturale, valorizzando e favorendo le attività che riguardano la tutela e la fruizione pubblica, la partecipazione dei soggetti privati (singoli o associati) e la messa in rete dei singoli luoghi culturali tramite forme di cooperazione organizzate anche per ambito territoriale.«Con il progetto “Case e studi delle persone illustri” afferma Cristina Ambrosini, responsabile del Servizio Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna – ci avviamo a rendere concreta la definizione più ampia e dinamica di patrimonio culturale introdotta dalla Convenzione di Faro, non più circoscritta solo ai beni artistici e storici, ma estesa a valori, saperi, tradizioni e paesaggi che derivano dall’interazione nel tempo fra le persone e i luoghi».Sul totale, in Emilia-Romagna quasi 30 di queste strutture sono a gestione pubblica; tutte le altre, qualora aperte e visitabili, sono gestite da privati (19), fondazioni (16), associazioni e realtà del Terzo settore (15). Una decina circa, al momento, non sono censibili per questioni di eredità.«Consapevoli di questa ricchezza territoriale vasta e articolata – afferma Mauro Felicori, assessore regionale alla Cultura e Paesaggio – abbiamo tenuto conto del sapere, dell’esperienza e dei bisogni di chi concretamente tiene aperte queste dimore: a loro va un ringraziamento per avere partecipato con idee e suggerimenti al percorso comune che ha portato all’approvazione di questa legge di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio. Che si trovino nelle grandi città o nei piccoli paesi, questi luoghi ci regalano l’opportunità di un decentramento culturale che collega e valorizza, in un marchio di qualità comune, tutte le aree della nostra regione». Fra i luoghi valorizzati nel resto dell’Emilia-Romagna, la casa di Ludovico Ariosto a Ferrara e la casa-museo, fantasiosa e colorata, di Tonino Guerra a Pennabilli. E poi: nell’alta Valmarecchia, la dimora natale, ora museo multimediale, del maestro Giuseppe Verdi a Roncole Verdi, il Museo Casa Pascoli a San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena) e l’edificio, a Bologna, dove Giosuè Carducci abitò dal 1890 fino alla morte. E ancora, le case di Morandi, Fellini, Zavattini, Marconi.Per entrare a far parte delle “Case e studi delle persone illustri le strutture devono rispondere ad alcuni requisiti obbligatori: oltre a uno stato giuridico definito, la titolarità del patrimonio conservato e una gestione finanziaria rappresentata mediante un’apposita documentazione contabile. Inoltre, devono essere aperte al pubblico almeno 60 giorni all’anno (anche non continuativi e su appuntamento) e svolgere attività mirate a far conoscere l’opera e il personaggio a cui la struttura è intitolata.

fonte carlino – gazzetta